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La depressione non è causata da uno squilibrio chimico

La depressione non è causata da uno squilibrio chimico
DI COSA SI PARLA?

Da alcuni decenni si susseguono studi e ricerche inmerito all'efficacia dei farmaci antidepressivi.
Io stesso ne avevo già scritto (vedi: "Sono davvero efficaci i farmaci antidepressivi?", "Le (vere) cause della depressione", "Il farmaco da solo non basta").

La controversia, che a dir il vero è iniziata già negli anni '60 del secolo scorso, riguarda l'assunto se la depressione sia causata dallo squilibrio nella biochimica cerebrale, in particolar modo dai livelli di concentrazione nel sangue della serotonina.

Una recente revisione di tutti gli studi disponibili a livello internazionale ha concluso che non ci sono dati di ricerca che supportano l'assunto che la depressione sia causata da bassi livelli di serotonina.

Addirittura sono emersi risultati paradossali:
- in alcuni soggetti depressi il livello di serotonina nel sangue risulta essere superiore che in soggetti non depressi;
- in soggetti volontari è stato artificialmente ridotto il livello di serotonina e questo non ha comportato l'emergere di sintomi depressivi.

Anche altre ipotesi basate esclusivamente sulla biologia umana, in particolare le ipotesi genetiche, si sono dimostrate molto carenti e mai esaustive: quindi, non è a causa della genetica che si diventa depressi.


COSA CI DICE TUTTO QUESTO?

Da una parte c'è la questione legata alla scelta della tipologia di cura per la depressione ovvero scelte economiche e politiche volte a favorire la cura farmacologica rispetto alla cura psicoterapeutica (questione che non tratteremo in questo scritto).

La questione a mio parere davvero cruciale riguarda la lettura culturale e sociale di questi studi: passare il messaggio che la depressione sia causata dalla chimica cerebrale oppure dalla genetica, porta con sé un approccio fatalistico e spesso pessimistico. Gli operatori che si occupano di salute e benessere mentale conoscono a fondo quelle situazioni in cui molti individui depressi non rispondono alle cure farmacologiche e la risposta che ottengono è, appunto, legata alla variabilità genetica che spiegherebbe il mancato effetto dei farmaci sulla risoluzione della malattia.

Questo scenario aumenta la sfiducia e toglie ogni speranza alla guarigione aggravando, a sua volta, i sintomi depressivi.

E' come un cane che si morde la coda!


QUALI SONO LE CAUSE DELLA DEPRESSIONE?

Da molti anni, oramai, siamo in possesso di enormi quantità di dati su come i modelli di attaccamento nell'infanzia, il ruolo dei traumi, dello stress cronico, delle relazioni disfunzionali con le figura di riferimento, influiscano sullo sviluppo della depressione (e di altre forme di disfunzioni psichiche).

Interessante appare il tema legato all'ereditarietà: un individuo che ha in famiglia parenti che hanno sofferto di depressione, presenta un rischio aumentato di soffrirne a propria volta, tanto più se a soffrirne è un genitore. Tutto questo è stato negli anni spiegato con l'erediterietà genetica, quando invece, miriadi di studi, hanno dimostrato come esista un'altra forma di trasmissione familiare legata però ai processi di apprendimento e non alla genetica tout court: gli individui imparano modelli di relazione, modelli per sentire o reprimere le emozioni e modelli di comportamento per fronteggiare lo stress e gli eventi traumatici dell'esistenza, già a partire dai primissimi giorni di vita.

Aggiungo che quello che fa la differenza, di fronte a traumi, eventi stressanti ed altro, è come ogni individuo risponde e si comporta: questa è la vera variabilità soggettiva! In altre parole: non tutti gli individui che vengono posti di fronte ad eventi traumatici (o stressanti) simili svilupperanno in seguito un quadro sintomatico depressivo (o di altro tipo).

E, quindi, vale la pena ribadirlo: la depressione (ma potremmo parlare anche degli altri disturbi della sfera psichica ed emotivo-relazionale) hanno un'origine multifattoriale (per cui anche biologica) ma non basta regolare il livello di serotonina per curare la depressione!


QUAL E' LA BUONA NOTIZIA?

La buona notizia è che l'atteggiamento psicologico con il quale gli individui affrontano stress, traumi attuali e passati e su come vivono e affrontano le relazioni interpersonali, si può modificare. Ogni individuo può apprendere nuove modalità di stare al mondo, ovvero nuovi modelli relazionali e di comportamento, che sovrascrivano i vecchi modelli appresi in altre epoche della propria esistenza (a questo serve la psicoterapia! Leggi anche: "Come funziona la psicoterapia").
Questa è la chiave!

Detto in altre parole: non basta la cura farmacologica. I risultati migliori e duraturi si hanno con la sinergia tra intervento farmacologico (nei casi gravi) ed intervento psicoterapeutico.
 
Prima di concludere è necessario un chiarimento: quando si parla di depressione non bisogna fare riferimento soltanto alla depressione grave. In questi anni stanno aumentando in maniera esponenziale i casi di depressione comune (si stima ne soffra una persona su 5) che risulta essere più lieve nella sintomatologia ma altrettanto invalidante rispetto alle forme depressivi gravi.


CONCLUSIONI

Citando Lazzari, voglio fare un'esortazione: bisogna spostare l'attenzione dalle cellule alla persona.

Cosa significa?
Bisognerà dare conto dell'individualità di ognuno, della peculiarità delle storie di vita, dei vissuti familiari, dei traumi subiti e del ruolo dello stress nello sviluppo delle disfunzioni psicologiche. E sarà necessario, in misura sempre maggiore, strutturare e intraprendere adeguati percorsi di psicoterapia.


Fonti:

"Depression is ‘not caused by chemical imbalance

"La depressione non è un prodotto della biochimica del cervello e dei livelli di serotonina

"La fine del buio. Ritrovare i legami con gli altri e con il mondo: un'ipotesi rivoluzionaria per uscire dalla depressione"

"Le (vere) cause della depressione

"Sono davvero efficaci i farmaci antidepressivi?"

"Il farmaco da solo non basta"


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Post scritto da Leonardo Paoletta

Psicologo Monza
Leonardo Paoletta.
Psicologo e psicoterapeuta Monza.
Sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed Analista Transazionale.

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