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Perchè alle zebre non viene l'ulcera (ovvero il ruolo della psiche nella depressione)

Perchè alle zebre non viene l'ulcera (ovvero il ruolo della psiche nella depressione)
Robert Sapolsky, nel suo libro "Perché alle zebre non viene l'ulcera" riporta un esempio molto coinvolgente.

Immaginate di essere un animale (una zebra appunto) che sia stato appena trafitto dalla zanna di un elefante. In quel momento, istintivamente, state cercando in tutti i modi di salvarvi la vita. Abbandonate dunque qualunque desiderio che vi distragga da quel pensiero.

Perdete interesse verso qualunque gioco o passatempo, il sesso non vi attrae più in alcun modo, il cibo vi disgusta, non desiderate uscire con gli amici né allenarvi in palestra. Se vi è possibile dormite o state fermi: vi sentite immensamente stanchi, provati, privi di energia. E i vostri pensieri nei confronti del futuro sono cupi e pessimistici. Subite anche un discreto rallentamento psicomotorio provocato dalla zanna che vi trafigge. Provate dunque, in estrema sintesi, la quasi totalità dei sintomi tipici della depressione, pur essendo una zebra, mammifero notoriamente poco dotato di corteccia cerebrale al contrario degli uomini. Però c'è una zanna di elefante nella vostra pancia che giustifica le reazioni sopra descritte.

Nel cervello di noi esseri umani esiste la possibilità di vivere lo stesso trauma e le stesse sensazioni solo immaginando di essere trafitti dalla zanna, oppure vivendo un'esperienza emotivamente simile, come uno stress violento oppure estremamente prolungato. In altre parole, possiamo indurre nel nostro cervello antico una serie di risposte patologiche semplicemente immaginando, con una certa convinzione, di vivere una situazione grave come quella descritta per la zebra.

Come scrivevo anche qui: la depressione ha origini organiche, misurabili con i livelli di neurotrasmettitori (ad es. la serotonina), ma anche e soprattutto è conseguenza di bisogni psicologici di base insoddisfatti (vedi sotto) ed ha, inoltre, origini ambientali (lutto, perdita del lavoro, solitudine, malattie invalidanti, divorzio).

Quali sono i bisogni psicologici insoddisfatti alla base della depressione?
Eccoli:
  • bisogno di appartenenza (ad una famiglia, ad un gruppo),
  • bisogno di sentirsi apprezzati (e sapere di essere capaci in qualcosa),
  • bisogno di certezze e stabilità in merito al proprio futuro (lavorativo, abitativo, affettivo). 

Tornando alla zebra di cui sopra: se la zanna che ci fa tanto danno è di fatto immaginaria sarà possibile rimuoverla solo creando percorsi di pensiero e ideazione molto differenti da quelli in atto e, quindi, l'intervento psicoterapeutico diventa determinante a questo scopo se vogliamo lavorare in un'ottica di guarigione e non soltanto di copertura temporanea dei sintomi.  

Attraverso la psicoterapia, infatti, è possibile:
  • lavorare su quegli aspetti legati alla gestione degli eventi stressanti (perdita del lavoro, lutto, problemi di salute);
  • all’apprendimento di strategie funzionali e realistiche di controllo degli eventi (auto riflessività, introspezione, meditazione);
  • all’apprendimento di nuovi schemi di pensiero e di copying (inteso come il fronteggiare i momenti e gli eventi avversi propri del corso di vita);
  • alla percezione di sé, alla propria autostima e al locus of control

Per chi fosse interessato, consiglio vivamente il libro di Sapolsky, non solo per quanto già riportato sopra ma perché l’autore, in un linguaggio divulgativo, di facile comprensione e coinvolgente, non indirizzato solo ai tecnici, spiega le origini dello stress, le conseguenze di quello e le strategie per affrontarlo.

Buona lettura.

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Post scritto da Leonardo Paoletta

Psicologo Monza
Leonardo Paoletta.
Psicologo e psicoterapeuta Monza.
Sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed Analista Transazionale.

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