A proposito di psicoterapia breve
Almeno una volta, ed in maniera legittima, ogni paziente pone la domanda in merito alla durata della psicoterapia.
La credenza che la psicoterapia possa durare anni - con risvolti importanti in termini di costi - e possa creare un rapporto di dipendenza tra lo psicoterapeuta e il paziente tiene lontani molti dall'iniziarne un percorso.
Bisogna ammettere che la letteratura, il cinema e la televisione rimandano un'immagine dello psichiatra/psicologo/psicoterapeuta (senza fare alcuna distinzione tra le diverse figure) che lavora servendosi del lettino, ponendosi alle spalle del paziente, il quale non fa altro che parlare, mentre l'altro rimane in silenzio prendendo spasmodicamente appunti. Questa modalità di lavoro era tipica di una certa psicanalisi.
Negli ultimi decenni, invece, si sono sviluppate altre forme di psicoterapia che operano in maniera molto diversa da quella e con tempi assolutamente ridotti.
Tornando alla ragione di questo articolo, bisogna ragionare anche sul significato che si vuole attribuire al termine breve.
Breve non equivale a miracolosa, come spesso si attendono quelle persone che chiedono la risoluzione del proprio problema in un mese.
Breve non significa immediata. Non esiste una durata standard: è molto difficile quantificare, a priori, il numero di sedute necessario a curare un disturbo. A volte risulta proprio impossibile.
Perché? Perché le persone sono molto diverse una dall'altra!
Per esemplificare: un cane se viene colpito da un calcio si comporta diversamente a seconda che il colpo arrivi dal proprio padrone o da altri; le persone, invece, reagiscono in base ad un numero estremamente variabile di motivazioni, tanto da risultare imprevedibili. Esse, infatti, rispondono in modo diverso a seconda del tipo di relazione che hanno con l’altro, delle proprie intenzioni, delle proprie convinzioni, dello stato d’animo in cui si trovano, del significato che attribuiscono all'evento, etc…
Quindi ogni trattamento psicoterapeutico dovrà essere pensato per quella persona, in conseguenza della diagnosi, delle sue caratteristiche di personalità e delle sue modalità di affrontare il mondo. Per questo motivo, è necessario conoscere dettagliatamente ogni paziente.
E poi bisogna rispettarne i tempi. Infatti, accade spesso che lo psicoterapeuta arrivi a comprendere molte questioni prima del cliente ma egli deve attendere che sia quest'ultimo a diventarne consapevole, prima di affrontarle e superarle. Il compito del terapeuta, infatti, non è quello di forzare un cambiamento che il cliente, in quel momento della sua vita, non è ancora pronto a fare o forse neppure a vedere.
Il suo compito è quello di facilitare, favorire la comprensione di sé, delle proprie dinamiche interne, del proprio modo di relazionarsi agli altri e quindi mostrare una strada.
Ma allora, chiederete: non esiste la psicoterapia breve?
Quello che intendo in realtà è questo: breve è da riferirsi ad una durata quantificabile, limitata e sicuramente inferiore rispetto all'immagine stereotipata della psicanalisi. Più precisamente si può affermare che la psicoterapia breve è circoscritta al disagio specifico portato dal paziente. Essa è quella forma di intervento che permette al paziente, nel minor tempo possibile, di comprendere la propria modalità disfunzionale di funzionamento: una volta compreso quale sia il proprio modo di approcciarsi al mondo, è possibile avviare il cambiamento.
In fondo la psicoterapia è questo: comprendere come funzioniamo, imparare a destreggiarsi tra i propri diversi schemi mentali e relazionali e acquisire gli strumenti per cambiare se stessi.
Ma quanto tempo occorrerà per fare questo?
Nella mia esperienza, si possono ottenere buoni risultati con un percorso che duri in media 20/25 sedute. Tuttavia, con particolari tipologie di disturbi (disturbi d'ansia e sessuali in particolare) e in individui che presentano comunque un quadro di personalità sufficientemente stabile ed equilibrato si ottengono buoni risultati anche con percorsi di circa 3 mesi (quindi mediamente con 12 sedute).
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La credenza che la psicoterapia possa durare anni - con risvolti importanti in termini di costi - e possa creare un rapporto di dipendenza tra lo psicoterapeuta e il paziente tiene lontani molti dall'iniziarne un percorso.
Bisogna ammettere che la letteratura, il cinema e la televisione rimandano un'immagine dello psichiatra/psicologo/psicoterapeuta (senza fare alcuna distinzione tra le diverse figure) che lavora servendosi del lettino, ponendosi alle spalle del paziente, il quale non fa altro che parlare, mentre l'altro rimane in silenzio prendendo spasmodicamente appunti. Questa modalità di lavoro era tipica di una certa psicanalisi.
Negli ultimi decenni, invece, si sono sviluppate altre forme di psicoterapia che operano in maniera molto diversa da quella e con tempi assolutamente ridotti.
Tornando alla ragione di questo articolo, bisogna ragionare anche sul significato che si vuole attribuire al termine breve.
Breve non equivale a miracolosa, come spesso si attendono quelle persone che chiedono la risoluzione del proprio problema in un mese.
Breve non significa immediata. Non esiste una durata standard: è molto difficile quantificare, a priori, il numero di sedute necessario a curare un disturbo. A volte risulta proprio impossibile.
Perché? Perché le persone sono molto diverse una dall'altra!
Per esemplificare: un cane se viene colpito da un calcio si comporta diversamente a seconda che il colpo arrivi dal proprio padrone o da altri; le persone, invece, reagiscono in base ad un numero estremamente variabile di motivazioni, tanto da risultare imprevedibili. Esse, infatti, rispondono in modo diverso a seconda del tipo di relazione che hanno con l’altro, delle proprie intenzioni, delle proprie convinzioni, dello stato d’animo in cui si trovano, del significato che attribuiscono all'evento, etc…
Quindi ogni trattamento psicoterapeutico dovrà essere pensato per quella persona, in conseguenza della diagnosi, delle sue caratteristiche di personalità e delle sue modalità di affrontare il mondo. Per questo motivo, è necessario conoscere dettagliatamente ogni paziente.
E poi bisogna rispettarne i tempi. Infatti, accade spesso che lo psicoterapeuta arrivi a comprendere molte questioni prima del cliente ma egli deve attendere che sia quest'ultimo a diventarne consapevole, prima di affrontarle e superarle. Il compito del terapeuta, infatti, non è quello di forzare un cambiamento che il cliente, in quel momento della sua vita, non è ancora pronto a fare o forse neppure a vedere.
Il suo compito è quello di facilitare, favorire la comprensione di sé, delle proprie dinamiche interne, del proprio modo di relazionarsi agli altri e quindi mostrare una strada.
Ma allora, chiederete: non esiste la psicoterapia breve?
Quello che intendo in realtà è questo: breve è da riferirsi ad una durata quantificabile, limitata e sicuramente inferiore rispetto all'immagine stereotipata della psicanalisi. Più precisamente si può affermare che la psicoterapia breve è circoscritta al disagio specifico portato dal paziente. Essa è quella forma di intervento che permette al paziente, nel minor tempo possibile, di comprendere la propria modalità disfunzionale di funzionamento: una volta compreso quale sia il proprio modo di approcciarsi al mondo, è possibile avviare il cambiamento.
In fondo la psicoterapia è questo: comprendere come funzioniamo, imparare a destreggiarsi tra i propri diversi schemi mentali e relazionali e acquisire gli strumenti per cambiare se stessi.
Ma quanto tempo occorrerà per fare questo?
Nella mia esperienza, si possono ottenere buoni risultati con un percorso che duri in media 20/25 sedute. Tuttavia, con particolari tipologie di disturbi (disturbi d'ansia e sessuali in particolare) e in individui che presentano comunque un quadro di personalità sufficientemente stabile ed equilibrato si ottengono buoni risultati anche con percorsi di circa 3 mesi (quindi mediamente con 12 sedute).
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Post scritto da Leonardo Paoletta
Psicologo e psicoterapeuta Monza.
Sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed Analista Transazionale.