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I bambini e la spending review

I bambini e la spending review
E' di alcuni giorni fa un articolo comparso su La Stampa dal titolo "Ecco quanto ci costerà far soffrire i bambini". L'articolo prende spunto da un convegno tenutosi presso l'Università di Padova, a cui avrebbe dovuto partecipare il noto pediatra, Thomas Berry Brazelton.

Purtroppo l'età avanzata dell'ospite non gli ha permesso di essere presente ma, ugualmente, il suo intervento scritto (dal titolo "Quanto costa curare e non curare i bambini") è stato molto apprezzato e dibattuto.

Brazelton sottolinea come ogni dollaro che venga speso nella cura del bambino nel primo anno di vita, ne fa guadagnare (ovvero risparmiare) altri 17.

Egli argomenta che sappiamo già abbastanza della relazione che intercorre tra la sofferenza di un bambino e quella dell'adulto che, poi, questi, sarà. Un numero sempre crescente di studi dimostra come la deprivazione precoce nei bambini porta ad effetti negativi sulla salute che durano tutta la vita. Investire, quindi, in prevenzione porterebbe ad un risparmio notevole per tutto il sistema sanitario.

Afferma Brazelton che «Una forza lavoro più sana e un sistema sanitario sostenibile significano una nazione più forte».

Questi dati, rapportati alla situazione italiana, fanno dire agli esperti del nostro Ministero della Salute che curare i bambini porterebbe ad un aumento di un punto di Pil ogni anno!

Ma, quindi, stanno così male i nostri bambini?

E' questo quello che emerge dalle relazioni di psicologi, psicoterapeuti e psichiatri presenti al convegno: oltre alle solite patologie, depressione (in aumento) e la dipendenza dalle nuove tecnologie (computer, videogame, etc.), ci sono nuovi disagi legati alla disoccupazione dei genitori, alle missioni di pace e alla crescita dei bambini sopravvissuti a malattie un tempo mortali. A tal proposito, la prof.ssa Fava Vizziello afferma che il rischio di morte di quei padri in scenari di guerra genera scompensi gravissimi nei figli; così come tutti quei bambini un tempo inguaribili, necessitano di essere seguiti continuamente insieme alle proprie famiglie nelle quali i fratelli che si sentono messi da parte svilupperanno patologie psichiatriche evidenti. 

L'Oms calcola che nel 2020 la depressione sarà la prima causa di perdita economica. Uno studio svolto da un dipartimento inglese di Politica Economica (quindi non da psichiatri, psicologi e medici), mostra che l'intervento sullo sviluppo e sulla migliore distribuzione delle capacità cognitive  nella popolazione porterebbe ad una riduzione della povertà del 2,2%.

Infine, il premio Nobel per l'Economia James Heckman, dichiara che l'investimento dovrà essere non solo sull'incremento delle capacità cognitive ma anche su quelle legate al comportamento e alle abilità sociali, intervenendo quindi sul capitale umano. 

Ecco che quindi le politiche di contenimento della spesa pubblica che passano attraverso la riduzione dei servizi di prevenzione della salute psicologica e mentale in genere, porteranno sicuramente nel breve periodo ad un risparmio di risorse. Nel lungo periodo, però, tali risparmi si tradurranno in maggiori oneri per il servizio sanitario oltre che in un peggioramento della qualità del benessere globale di tutta la società.

Bisognerebbe pensarci.

In fondo, anche questa è economia.

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Post scritto da Leonardo Paoletta

Psicologo Monza
Leonardo Paoletta.
Psicologo e psicoterapeuta Monza.
Sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed Analista Transazionale.

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