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Quelle volte che riusciamo a prevedere il nostro futuro

Quelle volte che riusciamo a prevedere il nostro futuro
Quante volte vi sarà capitato di sapere già il finale di quell'incontro con quella persona a cui tenevate tanto o di quel colloquio di lavoro per voi così importante? Oppure quella volta che sapevate già che se vi foste fidati sareste stati ingannati? E' vero quindi che potete essere considerati alla stregua di chiromanti o, addirittura, maghi e fattucchiere?

Sto parlando di tutte quelle convinzioni su se stessi, sugli altri o sulla vita in generale che tendono a ripetersi appunto perché: "Tanto so già come andrà a finire".

Tecnicamente questi accadimenti vengono definiti profezie che si autoavverano.

Un esempio semplice: una persona sta imparando a pattinare ma, ahimè, il suo istruttore e i suoi compagni sono molto più esperti di lei e si divertono a deriderla. Qualcuno dice: "Scommetto che cadrà dopo neppure due metri". Infatti, regolarmente, come profetizzato, cadrà! 

Altro esempio, un po' più articolato: un soggetto ha una scarsa fiducia in se stesso e ritiene di essere poco abile nelle cose e poco sveglio. Un giorno il suo capo, persona estremamente critica, gli affida un compito nuovo ed importante. Gli dice anche che è stato costretto ad affidarlo a lui visto che gli altri sono tutti impegnati. Questa critica provocherà nel soggetto un'emozione negativa: rabbia, senso di colpa ed infine tristezza. Così egli proverà a spronarsi di non commettere più errori, si dirà che stavolta non vuole proprio sbagliare e che d'ora in avanti sarà perfetto. Questi pensieri e le emozioni correlate lo spingeranno ad agire in maniera iper-controllata, provocheranno in lui stress ed un'ansia eccessiva che non lo aiuterà a concentrarsi al meglio. Come si aspettava, quindi, commetterà più errori del solito! Questo sosterrà dentro di sé la credenza di partenza: di essere poco abile e poco sveglio nel fare le cose.

Come si può evincere, la credenza (fallace) ha portato all'espletamento di tutta una serie di comportamenti che volevano disconfermarla ma che sono giunti, invece, proprio a confermarla. Questo è un circolo vizioso difficile da sradicare.

Entrambi gli esempi, seppur in maniera diversa, mostrano come le nostre attese e le nostre convinzioni radicate influenzano pensieri ed azioni nel presente favorendo proprio il risultato meno desiderato.

Nel primo esempio le convinzioni erano esterne alla persona che però le ha fatte proprie, nel secondo erano interiori ad essa.

Le profezie che si autoavverano sono quei meccanismi che mantengono attive le problematiche d'ansia e quelle relazionali. Esse sono, quindi, quelle convinzioni e quelle credenze su di sé e sugli altri che con una certa frequenza si manifestano nella realtà. Il fatto stesso che a volte accadano realmente, tende a confermare che esse siano, infine, esatte. 

Questi meccanismi sono conosciuti da tempo. Ad esempio Rosenthal nel 1974 definì, attraverso esperimenti sociali, l'effetto Pigmalione. Oppure, come non pensare anche all'effetto placebo, conosciuto perlopiù in ambito farmacologico?

Ad ogni modo, questi meccanismi possono risultare così pervasivi e persistenti da influenzare pesantemente la vita relazionale delle persone, nonché quella lavorativa ma anche le scelte individuali quali, la scelta della propria professione, degli studi, del partner o scelte legate alla propria salute.

In Analisi Transazionale, le profezie che si autoavverano si inseriscono all'interno del copione di vita e, confermando se stesse, tendono a confermare il copione stesso, sostenendolo nel tempo e rendendolo sempre più radicato e difficile da cambiare.

Cosa fare dunque?
Un primo passo è quello di iniziare a riconoscere le proprie credenze su se stessi, gli altri e la vita in generale e, aggiungo, divenire consapevoli di quali comportamenti esse attivino. Alcune saranno molto semplici da evidenziare, altre difficili se non impossibili senza l'aiuto di un esperto. 

Un secondo passo è quello di cominciare a metterle in discussione, dubitando perlomeno di esse, dicendo a se stessi qualcosa del tipo: "E se non fosse proprio così?". Infine, sperimentare opzioni nuove e comportamenti diversi e maggiormente funzionali.

Non spaventatevi se penserete di aver bisogno di aiuto: cambiare il proprio copione è un percorso complesso eppure necessario e vitale.

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Post scritto da Leonardo Paoletta

Psicologo Monza
Leonardo Paoletta.
Psicologo e psicoterapeuta Monza.
Sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed Analista Transazionale.

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