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Amare e fare l'amore

Amare e fare l'amore
Prima di parlare di cosa tiene legati un uomo e una donna, o in generale due partner, per un lungo tempo, forse per tutta la vita, passando attraverso scossoni, tempeste, crisi di vita e familiari, credo sia necessario fare una premessa che riguarda le ragioni profonde della scelta di condividere la propria vita con qualcun altro. 

Cominciamo dall’inizio.

Come è cambiata l'idea di matrimonio nel tempo
Le coppie di qualche generazione fa erano impegnate nella realizzazione della pulsione di sopravvivenza ed appartenenza.
La coppia di allora, i cosiddetti cooperanti, era una vera e propria macchina da guerra con un rispetto assoluto per il vincolo matrimoniale (l’infedeltà sessuale era perfino tollerata, purché non interferisse con il legame convenzionale).

C’era una rigida e costante divisione e specializzazione dei ruoli, una priorità economica nelle scelte in funzione alla crescita sociale e dell’avvenire dei figli, una bassa autonomia reciproca, una limitata aspirazione al divertimento e una crescita individuale ridotta al minimo evolutivo e legata ai cambiamenti d’età.

Nella situazione attuale, invece, in cui ogni individuo cerca ed è cercato dai cambiamenti in maniera persino eccessiva, la presenza del proprio compagno amoroso diventa ancora più importante. Sono loro ad accogliere e capire le difficoltà, sono loro a supportare, consolare, condividere e stimolare (nella reciprocità).

La funzione attuale della coppia diventa, allora, non più il mantenimento della personalità formatasi in infanzia e in adolescenza bensì il sostegno e la spinta all’arricchimento della personalità e al dispiegamento degli orientamenti all’autorealizzazione e alla crescita personale.

Il bambino diventa uomo o donna per come è stato cresciuto, ama con le capacità limitate imparate in famiglia, poi forma una coppia con un compagno che lo aiuta prima a consolidarsi come persona, poi a crescere stimolato a riprendere quegli orientamenti esistenziali negati o interrotti nell’infanzia.

Dopo una certa fase necessaria di forte attaccamento anche simbiotico con il proprio partner, dove tutto sembra passare in secondo piano, c’è da riprendere e continuare a portare avanti la strada della propria autorealizzazione individuale.

Questo è uno dei momenti più difficili perché l’attuazione degli interessi personali potrebbe entrare in contrasto con i bisogni dei partner o con gli interessi della coppia.
 
I due pilastri di una sana relazione
Seguendo quanto afferma Giorgio Piccinino in un suo scritto, i due pilastri su cui si regge una relazione sono: il fare il bene e il fare l'amore.

Fare il bene
Per quanto riguarda il primo dirai: "Ovvio!”. Uhm, però, se leggi meglio comprenderai come fare il bene, non significhi propriamente voler bene al partner. Perlomeno nell'accezione comune.
Ed è questa la differenza cruciale: non serve a nulla provare un sentimento (io amo mia moglie) se questo non si traduce in atti concreti e visibili atti a favorire la felicità dell'altra persona.

Capirai, quindi, come non si tratti di rendere l'altro felice come tu pensi che egli possa esserlo, come tu pensi possa essere la sua felicità (come cioè andrebbe bene a te!).

Volere il bene dell'altro, invece, significa cercare di fare ciò che all'altro fa piacere, assecondare la sua crescita, i suoi progetti, soddisfare i suoi bisogni, anche se dovessero essere diversi dai propri, dai tuoi, far sì che il proprio partner completi la sua crescita e la propria attuazione del suo personale progetto di vita su questa Terra.

Volere il bene dell’altro significa aiutarlo a crescere, a trasformarsi, a completarsi, a dare un senso alla sua esperienza di vita, a dare un senso alla sua presenza sulla Terra. Non per noi, ma per lui.
  
Fare l'amore
Nella relazione amorosa fare l’amore ha la stessa valenza e lo stesso significato di "fare il bene dell’altro”.

Fare bene l'amore non fa riferimento né ad una particolare arte amatoria né all'atto sessuale vero e proprio.
Sarebbe più corretto parlare di sessualità. Questo termine è diverso da sesso, in quanto racchiude significati che vanno dall'erotismo, all'affettività, alla passione e al corteggiamento passando, ovviamente, attraverso il canale della corporeità e della fisicità.

In questo senso, quindi, non è prevalentemente un fatto fisico ma un atto affettivo. Ha un significato di appartenenza e di alleanza perché è un’offerta di sé non solo relativa al dare e al ricevere piacere ma più specificatamente all’essere fisicamente ed emozionalmente insieme nello stesso istante (e nudi, spogliati di ogni sovrastruttura).

Ci si spoglia, ci si accarezza, ci si fida, ci si lascia andare a comportamenti delicati e teneri ma anche prorompenti e incalzanti, fino alla perdita del controllo di sé.
E ci si sente accettati ed amati dal partner anche e proprio quando si perde il controllo e cadono le maschere.

La sessualità amorosa è un elemento fondamentale per la salute e l’equilibrio delle persone: la rinuncia a fare l’amore bene è una delle cause più evidenti di aggressività, di insoddisfazione e di perdita d’identità. È una delle concause della caduta delle difese immunitarie e della perdita di socialità.
 
Conclusioni
Tornando all’argomento iniziale, le coppie in crisi, capita di sovente di scoprire che in queste coppie manchi uno dei due pilastri o, la situazione più grave, entrambi. La parte difficile sarà, quindi, quella di rimboccarsi le maniche per ripulire il cantiere dalle scorie e tirar su nuovamente quei pilastri che, per una ragione o per un'altra, hanno ceduto sotto il peso delle incombenze familiari, personali e della vita stessa.

(Libri da leggere: Amore limpido, G. Piccinino, 2010)
 

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Post scritto da Leonardo Paoletta

Psicologo Monza
Leonardo Paoletta.
Psicologo e psicoterapeuta Monza.
Sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed Analista Transazionale.

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