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L'amore incondizionato esiste davvero?

L'amore incondizionato esiste davvero?
E' da poco trascorso maggio, il mese della festa della mamma, e quale momento migliore per parlare dell'amore incondizionato?

Cominciamo con il definire cos'è l'amore incondizionato: è l'amore totalmente gratuito, quell'amore per cui nulla è dovuto in cambio, per il quale l'Altro (la mamma) dice al figlio: "Ti amo così come sei. Non puoi meritarlo. Non devi fare nulla per ripagare quest'amore neppure ricambiare questo sentimento. Ti amo perchè sei tu, perchè sei così come sei, in tutto e per tutto".

Ronald Laing, psichiatra scozzese, scriveva nel suo libro L'Io diviso:
"Tutti dovrebbero poter tornare indietro con la memoria ed essere certi di aver avuto una mamma che amava tutto di loro, anche la pipì, anche la cacca. Chiunque dovrebbe poter essere sicuro che la mamma gli voleva bene giusto perché era lui, e non per per quello che avrebbe potuto fare. Altrimenti non ci si sente in diritto di esistere, si sente che non si sarebbe mai dovuti nascere. Non importa cosa succede poi a questa persona, non importa se soffre, può sempre guardare indietro e sentire che può essere amato. Può amare se stesso: non può più rompersi. Ma se non può tornare su queste cose, allora può rompersi. Ci si può rompere soltanto se si è già a pezzi."

Lo trovo un brano illuminante.

Quanti, invece, fanno di tutto per meritarsi l'amore della mamma o dai sostituti di essa che poi incontreranno nella propria vita?

In questo caso parliamo dell'amore condizionato: quello per il quale le persone sanno che devono fare qualcosa e devono essere in un certo modo per piacere al proprio oggetto d'amore perchè non credono di poter essere amati così come già sono. 

Ricordo Lucia che si trovava a vivere in questa paradossale situazione: aveva un compagno che amava ogni cosa di lei (ottima professionista, intelligente e brillante, generosa e sempre disponibile con tutti sia sul lavoro sia nella vita privata) e gli ripeteva spesso "Ti amo". Lei non capiva perchè lui le dicesse così e glielo chiedeva; chiedeva conferme a quanto da lui affermato; prove concrete: "Perchè mi ami?". Lui rispondeva che la amava per quello che era, guardarla, ascoltarla, dividere la vita con lei era tutto quello che lo rendeva felice. Lei con insistenza chiedeva: "Mi ami perchè sono intelligente? Perchè sono bella? Perchè a mia volta ti amo? O per quale altro motivo?". Potrà sembrare assurdo ma Lucia non riusciva a comprendere questo tipo di amore, non rientrava nei modelli che aveva appreso e negli schemi mentali che, in funzione di questi, si era creata fin da piccola. Lucia non era mai stata amata in maniera incondizionata. 

Sua madre l'aveva cresciuta reponsabilizzandola fin da subito: Lucia dovette occuparsi del fratello più piccolo; era brava a preparare il pranzo e la cena per la madre che rientrava tardi. Pur di non darle una delusione, ella era sempre stata molto brava a scuola e da adolescente non aveva mai fatto alcun tipo di ribellione. Aveva quindi pensato che per essere amata doveva essere dapprima una brava bambina, poi una brava ragazza ed in seguito una donna attenta, accudente, generosa, intelligente, etc. 
In cuor suo era convinta che: "Sarò amata se mi prenderò cura degli altri, se saprò ascoltarli, sostenerli, aiutarli. Se saprò essere una buona amica, una buona compagna, un'ottima amante, una brava lavoratrice. Se sarò sempre disponibile con tutti."

Puoi capire, quindi, come Lucia andasse in confusione quando il suo compagno non le chiedeva niente di tutto ciò: perdeva completamente ogni riferimento. 

Lucia finì col chiudere la relazione con il suo compagno.

Lucia aveva dentro di sé la ferita dei non amati.
(nota dell'autore).

La storia di Lucia, seppur non originale, bensì abbastanza usuale, è per certi versi estrema. Quello che capita di sovente è che le mamme chiedano comunque qualcosa ai figli per poter essere amati. Sono rare le mamme (e quei genitori in generale) che non abbiano aspettative sui propri figli, che non desiderino che questi siano bravi, buoni, educati e che rispettino le regole. Sono rare quelle mamme che non passino il messaggio che: "Se fai così divento triste" o peggio: "Se fai così ti mando in collegio (o dalla nonna, dall'uomo nero, etc.)".

Sono delle cattive mamme? Dei cattivi genitori? Probabilmente no: fanno quello che riescono e quello che a loro volta hanno appreso da piccoli.

Quindi il messaggio che spesso i bambini ricevono è: "Ti amo se...".

Come concludere questo discussione?

Con un suggerimento ai genitori, alla mamma e al papà che sta leggendo: ama senza condizione tuo figlio ed anche se, molto probabilmente, non riuscirai sempre ad amarlo in siffatta maniera, ricordaglielo spesso: "Ti amo perchè sei fatto proprio così; perchè sei il bambino che ho sempre desiderato; perchè di te non cambierei nulla. Ti amo e non devi darmi nulla in cambio per questo".

E' difficile vero?
Beh, usando le parole di Laing: se riuscirai a fare questo, farai il più grande dono a tuo figlio perchè quando gli capiterà nella vita di soffrire e di sentirsi solo, potrà sempre guardarsi indietro e sentire che può essere amato e, questo è il regalo più grande, che può amare se stesso.

Allora non potrà più rompersi. 


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Post scritto da Leonardo Paoletta

Psicologo Monza
Leonardo Paoletta.
Psicologo e psicoterapeuta Monza.
Sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed Analista Transazionale.

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