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Panico, fobie e quella paura pietrificante!

Panico, fobie e quella paura pietrificante!
Piombano sulla vittima improvvisamente e la paralizzano. A volte la persona se lo porta dietro dall'infanzia. Sono quelle paure, fobie e attacchi di panico che rendono inermi uomini e donne palestrati, coraggiosi e forti. Producono un terrore insano e assolutamente inadeguato e dimostrano quanto, come esseri umani, siamo fragili!

Qualsiasi cosa può spaventare: il buio, un luogo angusto, la necessità di attraversare la strada, un volo in aereo. Di queste fobie tutti ne hanno sentito parlare, altre ve ne sono, a volte così bizzarre, stravaganti e misteriose che si fatica a credere che possano esistere: paura delle punte acuminate di un'inferriata; paura delle deflagrazioni; paura di dimenticare l'esatta didascalia di una pubblicità; paura di avere schiacciato involontariamente, con la macchina, animali o, peggio, persone; paura di essere contaminati afferrando una maniglia. 

C’è qualche logica in questi avvenimenti enigmatici? Se leggiamo gli eventi non con la logica ma con una chiave psico-logica tutto diviene comprensibile. 

Probabilmente il carico dell’ansia è troppo forte, ad esempio a causa di un periodo cruciale della propria esistenza. La persona sente sempre maggiori responsabilità riversate su di sé: il lavoro, la laurea, il matrimonio, la nascita dei figli, ma al contempo sente una terrificante paura di non essere all'altezza di tutto questo.

Ed ecco che, allora, la mente umana cerca di sbloccare e di far defluire un’angoscia esistenziale che sta salendo oltre il livello di guardia, investendola su oggetti peregrini e altro da sé.

Si può anche sostenere che le fobie, a volte, sono utili ad allontanare la depressione di cui sono l’epifenomeno, come la punta di un iceberg.

Talvolta le fobie sono un vero e proprio auto-sabotaggio grazie al quale viene evitata una situazione sgradevole o difficile: un colloquio, un viaggio, un incontro. Il problema è che il rimedio finisce con essere peggio del male. Infatti, nel tentativo di arginarle vengono usati rituali ossessivi, con gesti meccanici ripetuti all'infinito che danno l’illusione di immobilizzare la portata devastante di questi incubi.

Ed ecco che il viaggio da Milano a Bergamo dura un’eternità dato che la persona sente la necessità di tornare indietro a verificare di non avere investito nessuno; oppure eviterà le piazze o gli ascensori o i percorsi obbligati ed angusti delle banche; eviterà aerei, di attraversare le piazze, di prendere la Comunione in Chiesa. Ma queste condotte di evitamento più che estinguere la fobia la nascondono agli altri e a sé stessi.

Ed ancora: può accadere che, per togliersi di dosso la lordura del mondo, ci si laverà compulsivamente le mani che si riempiono di piaghe. Nel tentativo di esercitare la memoria ci si allenerà a ricordare tutte le scritte pubblicitarie. Così, ad esempio, chi fa il Deejay sentirà il bisogno di tenere a mente tutto, appuntando ogni cosa su un taccuino che poi non sarà più sufficiente ed allora appunterà ogni cosa su fogli sparsi e sui muri della camera e sulle ante dell'armadio fino a rimanerne seppellito.

Che fare?    
Si perde un sacco di tempo prima di prendere coscienza di avere un disturbo psicologico.
I reparti di pronto soccorso degli ospedali sono intasati di uomini e donne forti, coraggiosi e palestrati, che alla prima accelerazione cardiaca si convincono di avere l’infarto.

Persone che, guardando solo agli aspetti somatici del sintomo, preferiscono medicalizzare la propria vita piuttosto che chiedere aiuto alle persone giuste.  E’ come se in macchina si accendesse una spia di segnalazione di un guasto e ci si adoperasse a sostituire la spia stessa. La maggioranza degli individui mostra un atteggiamento ambivalente nei confronti di questi problemi: da una parte ne restano prigionieri, dall'altro ne negano la natura psicologica.

Il tabù della malattia mentale impedisce una lettura serena di quello che accade.

Invece si può essere certi che un intervento precoce migliora la prognosi impedendo il consolidarsi non solo dei sintomi, ma soprattutto dei rimedi strampalati ed invalidanti che la psiche mette in campo nel vano tentativo di difendersi. 

Come sempre accade, il primo passo per affrontare un problema è riconoscerlo, allora si è già a metà dell’opera! 

Ti riconosci in una di queste descrizioni? Cosa ne pensi? Parliamone.

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Post scritto da Leonardo Paoletta

Psicologo Monza
Leonardo Paoletta.
Psicologo e psicoterapeuta Monza.
Sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed Analista Transazionale.

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