• Psicologo psicoterapeuta Monza
Analisi transazionale

I giochi psicologici

Hai mai vissuto un'interazione nella quale tu e l'altro alla fine vi siete entrambi sentiti a disagio e avete detto a voi stessi una cosa del tipo: «Perché continua a succedermi questo?», «Come mai è successo di nuovo?», «Pensavo che lui/lei fosse diverso dagli altri, e invece...». 

Hai provato sorpresa per il modo in cui sono andate a finire le cose, rendendoti conto nel contempo che avevi già vissuto quello stesso tipo di situazione? Se hai vissuto un'interazione come questa è molto probabile che nel linguaggio dell'Analisi Transazionale fossi dentro un gioco. Come una partita di calcio o di scacchi, un gioco psicologico è effettuato secondo regole predeterminate. 

Esempi di giochi 

Esempio 1: Marco incontra Anna. S'innamorano e decidono di vivere insieme. Tutto va benissimo, ma con il passare dei mesi Marco comincia a far soffrire la partner. Ignora i suoi bisogni e le sue emozioni. Le inveisce contro e talvolta la picchia. Si ubriaca e rincasa tardi la sera. Spende il denaro di Anna e «si dimentica» di renderglielo. Anna rimane con lui malgrado sia trattata male. Più lui diventa aggressivo più lei scusa il suo comportamento. Questo va avanti per quasi tre anni. Poi, senza preavviso, Anna lascia Marco per un altro uomo. Marco torna a casa e trova un biglietto sul tavolo di cucina in cui lei dice che se n'è andata per sempre. 

Marco rimane stupito. Dice a se stesso: «Com'è che mi è successo questo?». Rintraccia Anna, la prega invano di tornare. Più lui la prega, più lei lo rifiuta duramente, e peggio lui si sente. Marco rimane a lungo depresso, sentendosi abbandonato e privo di valore. Cerca di capire cos'è che non va in lui: «Che cosa ha quest'altro che io non ho?». 

La cosa strana è che tutto questo è già successo altre volte a Marco: ha già avuto due rapporti e due rifiuti che hanno seguito lo stesso schema. Ogni volta ha detto a se stesso: «Mai più» ma la cosa si ripete e ogni volta Marco si sente sorpreso e rifiutato. 

Marco sta giocando il gioco chiamato «Dammi un Calcio»

Anche Anna ha già vissuto tutto questo, ha avuto svariati altri rapporti con uomini prima d'incontrare Marco. In qualche modo sembra individuare quegli uomini che sono buoni con lei quando la conoscono appena, ma ben presto cominciano a trattarla male come ha fatto Marco. Ogni volta lei accetta il comportamento del partner comportandosi da «piccola donna» per un po'. Ogni volta, inoltre, alla fine cambia improvvisamente idea e di colpo rifiuta l'altro. Quando fa così si sente senza colpa e in qualche modo trionfante. 

Dice a se stessa: «Lo sapevo, gli uomini sono tutti uguali». Ciò nondimeno comincia un rapporto con una persona nuova e l'intera sequenza viene riproposta un'altra volta. 

Il gioco di Anna è chiamato «Ti Ho Beccato».



Esempio 2: Mara, un'assistente sociale, è nel suo ufficio a parlare con un cliente che è appena entrato. Ha l'aria affranta. Il cliente dice: «Temo che sia successa una cosa terribile, il mio padrone di casa mi ha buttato fuori, e non so dove andare. Non so che fare». 
«Oh caro, che brutto», dice Mara con aria afflitta. «Che posso fare per aiutarti?». 
«Non lo so», dice sconsolato il cliente. 
«Te lo dirò io», dice Mara. «Perché non guardi nel giornale della sera e ti trovi una stanza da affittare in città da qualche parte?». 
«Questo è il problema», dice il cliente di Mara con aria ancor più abbattuta. «Non ho abbastanza soldi per pagare l'affitto». 
«Beh, sono certa che potrei fare in modo di farti avere un qualche aiuto per questo». 
«Carino da parte tua», dice il cliente, «ma a dire la verità non voglio avere la carità da nessuno». 
«Ah, bene, allora che diresti se ti prenotassi un letto all'ostello fino a che non hai qualche altro posto dove andare?». 
«Grazie», dice il cliente, «ma credo che non riuscirei a stare con tutta quell'altra gente quando mi sento così». 

Cade il silenzio mentre Mara si spreme il cervello alla ricerca di nuove idee. Non gliene viene in mente nessuna. Il cliente tira un lungo sospiro, si alza e accenna ad andarsene. «Be', grazie comunque per aver cercato di aiutarmi», dice con aria tetra, e scompare dalla porta. 
Mara si chiede: «Che diavolo è successo?». Si sente dapprima stupita, poi non all'altezza e depressa. Dice a se stessa che non è brava ad aiutare gli altri. 

Nel frattempo il suo cliente giù in strada si sente indignato e arrabbiato con Mara. Dice a se stesso: «Lo sapevo che non poteva essermi d'aiuto, e non lo è stata». 

Sia per Mara che per il suo cliente questa scena è una riproposizione di molte altre successe nel passato. Mara entra molto spesso in questo tipo di interazioni. Offre aiuto e consiglio ai clienti, poi si sente male quando loro non accettano. Anche per il suo cliente l'esito della cosa è altrettanto familiare. Finisce sempre in qualche modo col rifiutare l'aiuto che gli viene offerto, contemporaneamente sentendosi arrabbiato e abbandonato da chi lo aiuta. 

Mara e il suo cliente stanno giocando una coppia di giochi che molto spesso vanno insieme

Il gioco di Mara è: «Perché non?» quello del suo cliente gioca è: «Sì, ma...».


A partire da questi esempi possiamo individuare alcune caratteristiche tipiche dei giochi: 

I giochi sono ripetitivi. Ogni persona gioca il suo gioco preferito più e più volte nel tempo. Gli altri giocatori e le circostanze possono cambiare, ma lo schema del gioco rimane lo stesso. 

I giochi sono giocati senza la consapevolezza dell'Adulto. Malgrado il fatto che la persona ripeta i giochi più e più volte, vive ciascuna proposizione del suo gioco senza essere consapevole di farlo. E solo nelle parti finali del gioco che il giocatore può chiedersi: «Com'è possibile che questo sia successo di nuovo?». Anche a quel punto, la persona di solito non si rende conto di aver contribuito essa stessa a costituire il gioco. 

I giochi terminano coi giocatori che provano un'emozione spiacevole. 

I giochi comportano uno scambio di transazioni ulteriori tra i giocatori. In ogni gioco c'è qualcosa che succede a livello psicologico, diverso da ciò che sembra succedere a livello sociale e apparente. Lo sappiamo dal fatto che la persona ripete i propri giochi più e più volte, trovando altre persone i cui giochi si «incastrano» col suo. 

Quando il cliente di Mara viene in cerca d'aiuto e lei lo offre, entrambi credono che sia il loro scopo reale. Ma l'esito della loro interazione dimostra che le motivazioni inconsapevoli erano molto diverse. A livello psicologico stavano inviando all'altro dei «messaggi segreti» che dichiaravano le loro vere intenzioni. Mara si riproponeva di offrire un aiuto che non sarebbe stato accettato. Il suo cliente era venuto a chiedere un aiuto e poi a non accettarlo. 

I giochi comportano sempre un momento di sorpresa o confusione. A questo punto il giocatore ha la sensazione che sia successa una cosa inaspettata. In qualche modo le persone sembrano aver cambiato ruolo. 

Questo è ciò che Marco ha vissuto quando ha scoperto che Anna l'aveva lasciato. Anna da parte sua se n'era andata perché aveva improvvisamente cambiato opinione su Marco. 

Tratto da: Stewart, Joines, "L'Analisi Transazionale"

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