Sostenere i genitori: il parent coaching

Essere genitori è un mestiere complicato.
Non basta prendersi cura dei propri figli ma bisogna anche essere in grado di sopportare le continue pressioni che arrivano quotidianamente da ogni direzione: i nonni, gli zii, la scuola, gli altri super-genitori, i mass media.
E' un continuo fiorire di rubriche, forum online, programmi televisivi, pubblicazioni (libri e articoli) che sottolineano quanto i genitori siano inadeguati; che spiegano cosa bisogna fare per far crescere in maniera serena e sana i propri figli; che si prodigano nel dare consigli (spesso non richiesti) per fronteggiare le difficoltà quotidiane nell'educazione dei figli.
Il fatto è che, poi, i genitori finiscono davvero col credere di non essere adeguati, di essere incapaci e si trovano a dover fronteggiare, oltre alle incombenze relative alla gestione dei figli, anche i propri sensi di colpa che derivano da questa situazione paradossale.
In realtà, quello che spesso si dimentica è che non esistono figli separati dai propri genitori o genitori in astratto: ogni figlio ed ogni genitore è tale all'interno del proprio sistema di riferimento (la famiglia) ed ogni genitore (ed ogni figlio) deve fare i conti con le proprie risorse, i propri strumenti e con quelli dell'altro (figlio e/o genitore). Per questo i consigli generici (quelli da forum, rubriche ed esperti alla TV) servono a ben poco: di quale genitore stiamo parlando? Verso quale tipologia di figlio ci stiamo rivolgendo?
Per questo appare più corretto pensare al coaching: perché ogni sistema familiare è unico ed irripetibile; perché bisogna partire dall'analisi e dalla conoscenza di quel genitore e di quel figlio per poter comprendere quale intervento educativo sia migliore e sia più efficace.
E perché, in fondo, ogni genitore sa già qual'è la cosa migliore da fare: il coach dovrà solo aiutarlo a riconoscerla e a trovare la risposta dentro di sé.
Per valutare la possibilità di un percorso di questo tipo chiama subito oppure scrivimi.
Non basta prendersi cura dei propri figli ma bisogna anche essere in grado di sopportare le continue pressioni che arrivano quotidianamente da ogni direzione: i nonni, gli zii, la scuola, gli altri super-genitori, i mass media.
E' un continuo fiorire di rubriche, forum online, programmi televisivi, pubblicazioni (libri e articoli) che sottolineano quanto i genitori siano inadeguati; che spiegano cosa bisogna fare per far crescere in maniera serena e sana i propri figli; che si prodigano nel dare consigli (spesso non richiesti) per fronteggiare le difficoltà quotidiane nell'educazione dei figli.
Il fatto è che, poi, i genitori finiscono davvero col credere di non essere adeguati, di essere incapaci e si trovano a dover fronteggiare, oltre alle incombenze relative alla gestione dei figli, anche i propri sensi di colpa che derivano da questa situazione paradossale.
In realtà, quello che spesso si dimentica è che non esistono figli separati dai propri genitori o genitori in astratto: ogni figlio ed ogni genitore è tale all'interno del proprio sistema di riferimento (la famiglia) ed ogni genitore (ed ogni figlio) deve fare i conti con le proprie risorse, i propri strumenti e con quelli dell'altro (figlio e/o genitore). Per questo i consigli generici (quelli da forum, rubriche ed esperti alla TV) servono a ben poco: di quale genitore stiamo parlando? Verso quale tipologia di figlio ci stiamo rivolgendo?
Per questo appare più corretto pensare al coaching: perché ogni sistema familiare è unico ed irripetibile; perché bisogna partire dall'analisi e dalla conoscenza di quel genitore e di quel figlio per poter comprendere quale intervento educativo sia migliore e sia più efficace.
E perché, in fondo, ogni genitore sa già qual'è la cosa migliore da fare: il coach dovrà solo aiutarlo a riconoscerla e a trovare la risposta dentro di sé.
Per valutare la possibilità di un percorso di questo tipo chiama subito oppure scrivimi.
Post scritto da Leonardo Paoletta
Psicologo e psicoterapeuta Monza.
Sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed Analista Transazionale.