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Perchè dovrei portare mio figlio dallo psicologo?

Cosa spinge un genitore a portare il figlio in terapia?

Sono tanti i bambini che hanno un comportamento strano, indice del fatto che qualcosa non va. Eppure la maggior parte dei genitori, a meno che non si tratti di qualcosa di eclatante ed evidente, e confermato dal pediatra, esita prima di chiedere aiuto. "È solo un periodo”, spesso dicono a se stessi, "crescendo ne verrà fuori”. 

Quando i genitori si decidono, di solito la situazione è già diventata molto difficile, se non insostenibile, vuoi per loro vuoi per il figlio. Anche quando i genitori non sono direttamente toccati dal comportamento del figlio, il disagio, l’ansia o la preoccupazione li spingono al punto di prendere dei provvedimenti. 

A volte i genitori portano il figlio in terapia perché c’è stato un evento straordinario, per essere certi che il bambino esprima interamente tutte quelle emozioni pregnanti che sono legate all’evento stesso, quale può essere la morte o la malattia di una persona amata, maltrattamenti, molestie sessuali oppure un’esperienza che lo ha profondamente spaventato come un incidente stradale o un terremoto. 

Raramente è il bambino a chiedere di vedere qualcuno, mentre sono parecchi gli adolescenti che iniziano una terapia. La scuola è spesso la prima ad accorgersene, eppure non consiglia un aiuto terapeutico finché la situazione non diventa grave. 

I medici spesso diagnosticano i sintomi fisici come sintomi psicogeni e si sa che alcuni liquidano il piccolo paziente senza raccomandare seriamente né caldeggiare il ricorso ad un aiuto psicologico.

Un grosso motivo per cui i genitori esitano a cercare aiuto è che pensano alla terapia come a un processo continuativo che comporta tempi lunghi, forse anni. Ovviamente ci sono casi che richiedono trattamenti a lungo termine. In genere, comunque, molti problemi si possono trattare nel giro di 3-6 mesi, con una seduta alla settimana.

Tratto da Oaklander Violet, Il gioco che guarisce